Un “filo” lungo 30 anni.

09:11 in Amici dell'Atletica da admin

E’ quello che collega la vicenda di Fulvio, passando poi per tutto quanto descritto dal prof Alessandro Donati nel 1989 nel libro “campioni senza Valore” per arrivare tristemente fino ad Alex Schwazer.

Situazioni, motivazioni, debolezze completante diverse ma purtroppo accomunate. Sembra non sia cambiato niente. Sembra che la morte di un atleta non abbia insegnato niente.

Stupore, risentimento e tristezza sono forse i sentimenti che si provano di fronte all’ultima vicenda del doping italiano.

Mi voglio soffermare sulla tristezza che resta dentro molti appassionati di atletica dopo qualche giorno dall’esplosione della notizia.
Tristezza per la vicenda umana, per i risvolti psicologici che hanno portato l’uomo a barare così malamente. Se e’ vero che ha fatto tutto da solo (ipotesi anche probabile visto la mole di informazioni che uno puo’ trovare su internet per non parlare dell’estrema facilita’ nel procurassi qualsiasi cosa EPO compresa) per la volontà di non essere più il “fidanzato della fidanzata” e per tornare a vincere

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 ”Gli ultimi anni non sono stati facili, però io ho vinto a Pechino e tutti sanno come ho vinto, senza doping. Avevo i valori ematici di un anemico, perché mi allenavo così tanto. Dopo tutte le batoste, stavolta volevo a tutti i costi essere di nuovo davanti ed è stato difficile essere sempre il fidanzato della fidanzata e quello che si ritira………..”
“Io ho acquistato le cose, mi sono informato il più possibile, non sono un dottore, non ho studiato medicina, ma tramite internet ci si può informare bene”.

“Qualcuno mi ha messo il tarlo in testa? Io non dico i nomi, perché ognuno deve sentirne il bisogno quando dice una cosa così e tanti non lo sentiranno mai. Ma basta tenere un po’ aperti gli occhi e quando una donna fa gli ultimi 100 metri in vasca più forte di un uomo campione olimpico anche uno che non ha mai seguito lo sport deve metterlo in dubbio”. (il riferimento è chiaramente nei confronti della nuotatrice Ye Shiwen, che nei 400 misti ha fatto segnare un ultimo rilevamento cronometrico migliore di quello di Ryan Lochte nella stessa disciplina).
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Certo, tutto vero, ma l’atleta ha barato e dovrà pagare.

Distinguiamo giustamente la vicenda umana da quella sportiva, l’uomo non deve essere abbandonato a se stesso ma per l’atleta, adulto, responsabile e perfettamente conscio di quello che faceva, non deve esserci alcun sentimento che possa sminuire la gravita’ di quel che ha fatto.

Io sono di quelli che, la premiata ditta Gatlin & Chambers ad un´olimpiade, non avrebbe voluto vederla, figurarsi poi in finale, son fra quelli che si vergogna, per la bellezza di questo sport, che Gatlin possa aver addirittura vinto un bronzo.

Tornando al libro di Donati; consiglio di scaricarlo e leggerlo (http://www.asdplaysport.it/files/images/stories/download/campioni_senza_valore.pdf).

Uno spaccato di anni di doping e di sport drogato, da leggere, da ritrovare.

Certo la nuova frontiera del doping è genetica, il doping corre e  per definizione precede sempre l´antidoping, ma è possibile che non si riesca ad imparare ?

Ma qui il discorso diviene ben piú vasto, oltrepassa l´etica e la correttezza sportiva, va oltre la bellezza dello sport ed arriva al quotidiano ed ai valori che impregnano la nostra vita.

Alex, ti presento Fulvio. Ascoltalo, ascoltiamolo e raccontiamolo.