Alessandro Donati – Lo sport del Doping
12:36 in Amici dell'Atletica da admin
Quale SPORT per i BAMBINI e per i GIOVANI ?
In quasi tutti i paesi industrializzati, le nuove generazioni, senza aver alcuna responsabilitá, si trovano ad ereditare un pesante debito pubblico, un modello industriale cieco e ormai giunto al capolinea e governi che non governano….
Allo stesso modo, accedendo con passione all´attivitá sportiva i giovani si trovano:
1) record “drogati” ma che dirigenti cinici e spregiudicati fanno loro apparire come corretti e veri
2) una situazione culturale corrotta che li conduce o tenta di condurli verso la proposta di un “aiutino” che, quando i tempi appaiono maturi, diventa la proposta di un “aiutone”
3) una confusione crescente tra l´effetto dell´allenamento e l´effetto del doping che genera diffidenza e sfiducia verso i propri avversari che “chissá cosa e quanto prendono”.
…..non esistono atleti che giá in partenza sono disonesti, bensí allenatori, dirigenti e medici senza scupoli che li corrompono giorno dopo giorno. Ancora di piú questo vale per i bambini ed i preadolescenti.
…..ho pensato a lungo ai modi per tentare di spezzare questa catena di corruzzione ed alla fine ho intravvisto prima e perfezionato poi, una possibile soluzione: separare l´attivitá sportiva dei bambini e dei preadolescente di quella degli adulti.
È proprio questa attuale commistione, infatti, che genera la corruzione.
Mi spiego con due esempi:
1) che cosa puó insegnare ai bambini il vecchio ciclista che e andato avanti per l´intera carriera ad anfetamine ed ormoni ?
2) quale genitore manderebbe i propri bambini a giocare all´interno di una sala dove adulti avvizziti praticano giochi d´azzardo e si rovinano perdendo tutto?
Mi appoggio, prima di formulare la mia proposta, ad un terzo esempio: quale genitore manderebbe il proprio bambino ad una scuola elementare nella quale si insegnasse solo la matematica?
Ebbene le federazioni sportive, organizzate come sono a compartimenti stagni per cui ognuna gestisce solo la propria disciplina, non sanno far altro se non offrire questa specializzazione precoce e monocorde anche ai bambini, dimenticando
1) il loro bisogno di gioco e divertimento
2) la loro esigenza di esplorazione delle proprie capacitá
3) il loro diritto di scegliere poi e non subire da subito le scelte degli adulti che son accanto a loro.
In una situazione come questa nella quale la scuola e l´attivitá sportiva scolastica sono ormai prive di impianti, risorse ed attitudini adeguate, non mi pare ci sia altra soluzione se non quella di costituire una Federazione dello Sport Giovanile.
Non è un gioco di parole.
…………….le Federazioni Sportive, proprio a causa della specializzazione precoce e delle loro proposte didattiche monocordi, assistono impotenti a un´emorragia di giovani praticanti.
…………allestire un´offerta polispostiva, adatta ai singoli territori e alla loro dotazione d´impianti e di societá sportive.
Gli esperti delle societá sportive (meglio ancora se insegnanti di educazione fisica) e delle stesse Federazioni sportive, possono mettere a disposizione, con il loro competente apporto, i tasselli di un grande mosaico educativo da costruire nel tempo….creando polisportive forgiate secondo le peculiarietá dei luoghi e dei soggetti che le animano.
È diverso anche il bagaglio motorio che le singole specialitá sportive possono apportare alla formazione di un bambino: un conto è dovergli insegnare solo a coprire vasche nuotando o giri di pista correndo ed un altro conto è poterlo formare con le varietá e la complessitá dei gesti tecnici tattici di uno sport di squadra o di uno sport di opposizione (come ad esempio la scherma o il tennis).
Gli istruttori ed i tecnici di un club polisportivo non sarebbero valutati dai loro dirigenti in base ai risultati che fanno conseguire ai bambini in quella determinata disciplina sportiva ma per un insieme di obiettivi intermedi e finali da coinseguire.
Al contrario nelle attuali societá sportive monodisciplinari il risultato nella gara diventa l´obiettivo di gran lunga predominante e anche negli atteggiamenti di gratificazione e di critica, di interesse o di indifferenza, che gli istruttori hanno nei confronti dei bambini sono conseguenti e commisurati alla vittoria o alla sconfitta, mentre il progresso individuale e la capacitá di vedere aspetti positivi anche in una “sconfitta” diventano aspetti secondari.
Penso che un modello innovativo di questo genere produrrebbe bambini e preadolescneti innamorati della pratica sportiva, accresciuti da una reale “cultura dello sport”.
A mio parere, piú difficilmente adolescenti provenienti da un´esperienza pluriennale come questa sarebbero disponibili per la pratica del doping.
O i bambini ci servono solo per ricercare tra loro i talenti da avviare verso l´alto livello ?
Una sorta di catena di ricerca dove il giudizio sui bambini è tutto di un pezzo e definitivo: è troppo piccolo, manca di aggressivitá, non ha la necessaria potenza muscolare, non ha carattere: insomma non sembra destinato a vincere le Olimpiadi.