“Il mio ricordo di Fulvio, all’epoca avevo 17 anni ed avevo iniziato a correre solamente da pochissimo, io velocista e lui mezzofondista, due mondi per me all’epoca separati e non comunicanti, è limitato ad una visita con Umberto Pegoraro in ospedale verso la fine del mese di maggio 1982. All’epoca entrambi in forza alla ProPatria di Milano, società per la quale aveva corso anche lui, eravamo stati incaricati dal Presidente Mastropasqua di consegnare un gagliardetto della società a Fulvio.
In tutti questi anni ho pensato spesso all’assurdità di quella situazione, due “sbarbati” di fronte ad una tragedia della quale forse Fulvio era consapevole; di certo ancor oggi, solo nel ricordarmene, mi sento di esser stato del tutto fuori luogo in quell’occasione.
Fulvio, pochi giorni prima di morire, si stava consumando a vista d’occhio.”
Qualche tempo fa Umberto Pegoraro mi disse che non sopportava l’idea che tutti se ne fossero dimenticati e concordammo, con Umberto Balestro e Paolo Rigodanzo, di come le giovani generazioni non conoscessero Fulvio.
In questi mesi invece ci siamo resi conto che non era vero che non ci si ricordava più di Fulvio, anzi, tanti erano quelli che forse attendevano un motivo, un’occasione, per poterne parlare a distanza di cosi tanti anni.
E così oggi, presso il cimitero di Cogollo del Cengio eravamo in tanti, non solamente del paese o di Vicenza, alcuni hanno fatto veramente tanti chilometri per esserci, ognuno con i suoi ricordi e le sue emozioni, accomunati nell’occasione e certi che, dentro di noi, un pezzettino della nostra memoria era dedicato a Fulvio; credo che oggi ci siamo probabilmente riusciti nel nostro intento, mossi dalla volontà di smuovere i ricordi attraverso le emozioni di tanti, di far rivivere il comune ricordo di Fulvio Costa.
Certo quello che si dice è che l’atleta abbia sbagliato, ma la sua giovane età ne fa eventualmente, a mio avviso, più una vittima che un colpevole. Una vittima di un sistema che in quegli anni era spesso la regola, ma del quale fa comodo a tanti, ognuno per i suoi personali motivi, non parlarne.
Quello che e’ successo rimane avvolto da una cortina di nebbia, ormai irrisolvibile, ma deve far pensare; deve far pensare e capire alle nuove generazioni che lo sport è bello perché è pulito. Che dallo sport, purtroppo, si impara di più dalle sconfitte piuttosto che dalle vittorie, comunque necessarie.
La nostra non è presunzione, non vuole essere retorica o facile morale, l’intenzione e la volontà nel perseguire il nostro fine sono quelle di ricordare l’uomo, l’atleta, il giovane coinvolto in una vicenda più grande di lui, una vicenda dai risvolti e dagli interessi che lo hanno sovrastato.
Ed è anche per questo che deve essere ricordato, anche per un senso di giustizia.
Fulvio era un atleta straordinario, un atleta che suscitava emozioni in chi lo conosceva e lo seguiva, sia fosse un tecnico o un appassionato, era un ragazzo genio e sregolatezza atletica……..uno che avrebbe lasciato un segno indelebile al pari di tanti altri campioni del mezzofondo italiano.
Da parte mia e di tutto il direttivo dell’associazione Amici dell’Atletica Vicenza, rimane l’impegno di proseguire nel cercare di mantenerne vivo il ricordo anche all’interno della StraVicenza con il “Memorial Fulvio Costa”.
Un ringraziamento infine a tutti coloro che oggi hanno voluto condividere con noi quest’evento, amici, autorità locali ed ex atleti.
Perché lui era uno di noi e forse, se avessimo avuto maggiori doti, qualcuno di noi potrebbe esser stato lui. Ciao Fulvio !
Cogollo del Cengio. 26 maggio 2012 – Nicola Gemo