Spiegaci come si fa ad andare così forte

19:44 in Amici dell'Atletica da Nicola Gemo

Ciao Nicola,

provo a rispondere alla tua domanda rimasta in sospeso nel blog http://amicidellatletica.it/  “spiegaci come si fa ad andare così forte”.

Chi mi ha visto correre in gioventù non dovrebbe stupirsi più di tanto delle prestazioni odierne, perché allora ho avuto la possibilità di sviluppare le qualità che mamma e papà mi hanno regalato nei tempi e nei modi concessi dall’adolescenza e dalla prima maturità. Probabilmente si stupisce chi invece mi ha visto precocemente involvere nella realizzazione del talento che mi era stato donato e nel tempo sembrava essere evaporato, mentre resisteva la voglia di correre e di far correre.

Tanto tempo e attenzione sono dedicati all’attività tecnica e dirigenziale in atletica, ma riesco a organizzarmi la vita per allenarmi per quel che mi consentono le risorse fisiche e nervose. Mi costa tanta fatica, a volte dico molte parolacce, ma alla fine parto sempre per il mio quotidiano rituale.

Leggo fra i registrati anche tanti giovani compagni di squadra – che magari mi riconoscono meglio dietro l’obiettivo della macchina fotografica – e a loro vorrei regalare qualche nota in più che magari li aiuti a riflettere con lucidità e lungimiranza sulla loro carriera sportiva.

In atletica la corsa è il gesto più semplice e quella di mezzofondo sembra esserlo un po’ di più, ma devono comunque combinarsi tanti fattori per un buon risultato. Quelli che mi hanno limitato maggiormente sono due: l’anemia e la funzionalità dei tendini di Achille.

L’anemia è stata un tarlo continuo finché ho fatto agonismo e navigavo spesso su valori ematici femminili. Poi ho ripreso a correre da amatore nel 2005 e sono tornato a controllarmi ogni 6 mesi circa quando ho cominciato a pensare alla maratona. Considerato che siamo in un’assise di lettori evoluti indico i valori medi degli ultimi 4 anni:

parametro RBC HGB HCT Fe Ferritina
unità di misura 106/µL g/dL % µg/dL ng/mL
valore 5,03 ±0,1 15,75 ±0,2 45,45 ±0,8 133 ±25 47 ±10

ho elaborato questa tabella un mese fa in risposta a una fortissima e più giovane amica che ha rinunciato alla maratona di autunno 2010 anche per l’anemia

Come ho fatto a suo tempo a diventare anemico con valori adesso così stabili? E con 2 genitori fantastici? Mio padre è 0 Rh- e leggevo quasi invidioso le analisi che gli arrivavano a ogni donazione di sangue: HGB a 17±1, HCT a 47±1 mentre io mi scassavo stomaco e intestino con il ferro per os. Forse erano i volumi di lavoro? Non credo proprio. Dal 2007 corro dai 4’600 ai 5’000km all’anno e non utilizzo reintegrazione specifica.

Altro discorso per i tendini di Achille che ho esaurito fra piste e scarpe chiodate. Hai un leggero eccesso di pronazione? Metti un plantare. Non basta? Metti un plantare più rigido. Ti si infiammano i tendini? Ti faccio l’infiltrazione. Ti si infiammano ancora? Te li curo col laser. Ti si infiammano ancora di più? Te li biscotto col nuovo laser più potente. Sempre a curare sintomi, mai a rimuovere cause. Col tempo i tendini di Achille non rispondono più, manco si infiammano tanto sono rigidi e fanno bloccare i polpacci ad andature ridicole. Stanco della situazione cerco risposte da una RMN il cui esito sembra innocente (nessuna evidente discontinuità, solo leggeri ispessimenti), invece l’ortopedico è perentorio: ”operiamo!”. Bravo lui, fortunato io: una semplice scarificazione bilaterale costringe il tessuto a ricostruirsi nella funzionalità e nella vascolarizzazione. Poi ci vuole tanta tanta pazienza per la rieducazione e la ricerca dei nuovi assetti. Molti amici sono rimasti zoppi nella fretta del rientro e l’età non è a mio favore. Intanto si fanno avanti tanti altri segni di invecchiamento che bisogna affrontare, quando non si possono schivare. Chi mi segue da poco nella fisioterapia mi dice “ritieniti un miracolato! sei fin troppo bravo a fare quello che fai”.

Fino a qui numeri e cronaca fra i quali chiunque può intravedere la risposta che preferisce. Questo è il gioco dei blog. Da parte mia posso dire che la costante e consistente minaccia alla mia integrità fisica e alla continuità dei risultati è stato l’eccesso di utilizzo del meccanismo anaerobico lattacido in allenamenti che sembravano il necessario presupposto allo sviluppo delle prestazioni. Quanti talenti sono stati bruciati dal veleno metabolico? Sia a livello muscolo-tendineo che a livello nervoso. Spesso gli infortuni diventano il reclamo di recupero da parte del fisico. E senza continuità nell’allenamento non c’è più crescita prestazionale quando si raggiunge la maturità.

Dopo questa lunga digressione posso quindi riprendere la domanda iniziale “spiegaci come si fa ad andare così forte”. Come dicono paradossalmente tanti fisiologi, sono stato fortunato a scegliere bene mamma e papà. Poi ci ho messo del mio a recuperare tardivamente una situazione compromessa per far emergere parte di quello che era rimasto inespresso. La domanda seguente spesso è “quanto durerai ancora?”. Di solito rispondo “finché mi reggono i pezzi!”. Perché l’età ti presenta il conto in modo inaspettato.

Come ho già scritto nel resoconto di NYC ho avuto la fortuna di assistere a quella che potrebbe essere l’ultima recita agonistica di Haile GEBRSELASSIE. Subito dopo la gara, fermato sul Queensboro dall’acutizzarsi di un problema a un ginocchio, ha annunciato a botta calda il suo ritiro (mai pensato prima!), poi smentito nella successiva settimana. C’è chi lo ha fatto riflettere sull’opportunità di far continuare la carriera almeno fino alle Olimpiadi di Londra 2012. Di sicuro gli torneranno i conti economici, avendo già impegni in rapida sequenza (ha un contratto con la maratona di Tokio fra 3 mesi), altrettanto di sicuro vacillano quelle certezze interiori che lo hanno reso il più grande mezzofondista di sempre. Rispetto a GEBRE, che non può permettersi cali di sorta, il vantaggio della mia decennale interruzione agonistica è che ho potuto presentarmi senza pretese e anche un palese rallentamento sui ritmi di almeno 15”/km sembra trascurabile.

A presto, Enrico

La corsa di Domenica mattina al lago!

17:24 in Incontri da Enrico Neri

Diego Zocca dopo 11 km, domenica

[ Attenzione, non guardate troppo a lungo l immagine, puo' creare dipendenza.  ]

Domenica abbiamo fatto un percorso di 11km  attorno a lago, (Nicola in realtà oltre 20) e poi the caldo e biscotti della Patty.

Vi aspettiamo ogni domenica alle 8.30 c/o lago di Fimon!

……..perche’ ti senti comunque un Finisher ed e’ questo quello che conta….

13:38 in Amici dell'Atletica da Nicola Gemo

Alcuni di noi hanno corso la maratona con risultati entusiasmanti come Enrico, ma anche spesso da amatori impreparati o malamente preparati. Il caso limite poi di un  ex velocista asmatico che si cimenta………..è riassunto da lui stesso qui di seguito. Sappiamo anche che ci sta riprovando, sempre con lo stesso spirito goliardico e che fra qualche mese, molto probabilmente, sentiremo ancora parlare di lui ed in quell’occasione avremo anche le testimonianze fotografiche. D.Z. Roma 2011

 

26 ottobre 1997 la mia prima maratona.

“Hai visto quello che ha scritto il grande Enrico di N.Y.C.M.2010, perchè non scrivi anche tu qualcosa delle tue esperienze ?” Così mi han detto gli amici del sito ed io, dopo averci pensato alcuni giorni, eccomi qui con l’unico scopo di dimostrare che tutti possono completare una maratona.

Per comprendere meglio l’impresa del 1997 bisogna sapere che fin da piccolo ho sempre avuto una predisposizione per la corsa, qualsiasi corsa purche’ breve; fin da piccolo come tanti bambini sfidavo chiunque, su qualsiasi distanza, purchè dalla partenza si vedesse CHIARAMENTE l’arrivo…

Figurarsi il dramma quel gennaio del 1997  quando dopo innumerevoli visite mediche mi veniva diagnosticata una forma di asma cronica…. addio alle corse…….. The End!

La tenacia mi portò a incontrare numerosi luminari dell’argomento e uno di loro, reduce da un congresso negli USA,  volle prendermi come cavia,  mi propose: operazione alle vie nasali…(doloreeee), poi il ricovero in una clinica sul Garda per studiare i miei succhi gastrici con la ricerca di una dieta a base di soli 4 elementi: acqua, lattuga, pasta, carne di mucca ai ferri; una “goduria” mi sono subito detto nell’apprendere che il tutto era senza limiti, nel senso della quantità.

Dopo circa 20 giorni mi ero già sgonfiato di parecchio ma la respirazione sempre uguale…. allora si è convenuto che potevo andare a camminare utilizzando il mio “ventolin” prima di partire, durante la passeggiata e alla fine per evitare attacchi pericolosi di asma. Alla fine di maggio il “ventolin” lo tenevo in tasca  per sicurezza e continuavano le mie lunghe camminate serali sugli argini del Tesina, fino a che ho cominciato a corricchiare lentissimamente con il ventolin che usavo a volte quando non respiravo più….ed infine ecco le prime marcie fiasp non competitive a fine giugno e cosi via.

Mio cognato maratoneta  mi accompagnava alle marcie e io mi illudevo di essere diventato un fondista….a fine settembre la grande decisione: perchè non andiamo a Venezia per la maratona? “Ti accompagno io” disse il cognato, “ti sto a fianco fino alla fine.” ……Chi poteva rinunciare all’aiuto psicologico di un’esperto maratoneta da 2 ore e 50′….

Ci siamo iscritti, ricordo ancora l’iscrizione via fax, certificato medico e tempo dell’ultima maratona….. per lui e per me S.T. (senza tempo) . Il giovedi pomeriggio siamo andati all’expo di Mestre a ritirare i conseguenti pettorali: n. 225 lui e 6750 il sottoscritto… diverso il logo e diverso anche il colore del pettorale…

La domenica mattina sveglia ore 4,30, 2 etti di spaghetti al pomodoro (per me la specialità dell’anno) e fette biscottate con marmellata… e via fino a Stra… Mi ero vestito come una cipolla, a strati…. canottiera col numero poi maglia vecchia/maglione rotto/ tuta mezza distrutta; tutti indumenti che dopo il via mi avevano detto si lanciavano a bordo strada….. ricordo che sopra avevo indossato un sacco della spazzatura gigante al quale avevo fatto i fori per la testa e le braccia…. Una passerella modello Armani!

Arriviamo a Stra, parcheggio…. riscaldamento… 2 allunghi ed entriamo nelle gabbie… io vestito come un palombaro e mio cognato con il numero in vista….Ci fanno entrare nella prima gabbia, davanti…. a 3 metri dalla striscia del via. Nella gabbia di quelli magri e forti…..

Prima del via quello al mio fianco chiede a mio cognato se aveva fatto atletica….. e mio cognato a rispondere che no aveva cominciato a correre da poco….. quanto fai nella maratona?   E tu?   2 ore e rotti… dove? Vigarano   e tu?  Cesano Boscone…. A se avessi cominciato prima, dice il nuovo amico e mio cognato a rispondere che io ero quello che aveva un passato in Pro Patria da giovane…. E subito a chiedermi… che tempo hai nella maratona? Mai fatta una rispondo… e lui che mi guarda incuriosito e mi chiede il personale nella mezza e io tranquillo che rispondo mai fatta una neanche di queste… lui mi fissa cercando di farsi venire in mente dove poteva avermi incontrato prima e dice ahhh mezzofondista forte allora?  No non mi e’ mai piacuito correre lungo……ma come? dice lui…. ma hai fatto atletica? Certo dico io … e lui tranquillizzato mi dice, lo vedevo da come ti muovi…. e cosa facevi allora? I 100 metri dico io e questo tipo senza salutare prende e se ne va indietro di 10 metri….

Oramai mancavano pochi minuti al via….  lo speaker aumenta il volume delle parole, presenta gli stranieri che fa entrare nella nostra gabbia uno ad uno ed io guardandoli comincio a capire che effettivamente sono diversi da me..

Mio cognato mi tranquillizza dicendomi che lui non vorrebbe mai avere quel fisico li che hanno loro… troppo magri dice lui… Ci siamo 5,4,3,2,1 fuoco… l’eco dello sparo era ancora nell’aria che mio cognato mi grida: ci vediamo all’arrivo, io vado e ti aspetto li……

Crollo psicologico incredibile….. comincio a correre… mi dico: vai piano il primo km intorno ai 6′ ma come si fa a correre piano con tutti questi qua che ti superano gridando perchè intralci la strada….Finalmente dopo circa 1000 sorpassi vedo il cartello del primo km e guardo l’orologio e vedo 4’50!   e via cosi proseguono i sorpassi fino al decimo km in 49’50” prendo una bottiglia d’acqua finalmente… nessuno si ferma e neanch’io mi fermo, 10′ impiegati a bere mezza bottiglietta d’acqua… ma senza fermarsi, un genio! Arrivo a metà maratona e vedo  1h 48’15” e penso se nella seconda metà ci mettessi anche 2 lunghissime ore scendo come ridere sotte le 4 ore…..

Appena finisco di pensare questo stiamo per entrare in Mestre; subito 2 cose mi restano in mente il cartello dei 22 e io che mi ritrovo a camminare e non so perchè… finita la benza! Dopo circa 30 metri che cammino cercando di ripartire passa un maratoneta anziano che avevo conosciuto la settimana prima e battendomi sulle spalle mi grida cosa fai adesso che inizia la maratona……proprio cosi, che bella figura di …..maratona…..

Ed io intanto…. duro….. cammina veloce/corri piano/cammina veloce arrivo in Corso a Mestre, si doveva percorrere tutto il corso e poi si tornava indietro.

Volevo passare le transenne perchè da me era scritto 26 km e dall’altra parte 29… ma era troppa la gente che vedeva e allora vai soffri…e continua….. andata e …… porca miseria le vesciche sotto i piedi… che male fare inversione in fondo al corso… ma avanti…. Finisce il centro di Mestre ed ecco lo stradone con i suoi cavalcavia lunghissimi verso il ponte della libertà…. La gente che si ferma sul ponte si appoggia con le mani sul gard-rail a guardare l’infinito…. Io penso se mi fermo qui non arrivo più… finisce il ponte e scopro che l’ultimo tratto diventa una salita durissima per lo stato come il mio ma la faccio di corsa…. Giu’ a dx che c’e’ il cartello 39 e poi dopo una vita 40 e godo perché vedo il crono che dice 3 ore e 44’ e mentalmente mi dico, come vuoi che faccia a fare 2,2 km in più di 16’? ormai è fatta… basta non camminare… ed infatti da li in poi cammino solo per il tratto in salita di alcuni ponti finali ed ecco che scendo dall’ultimo e chiudo in 4 ore e 2’…. Ma come c…o ho fatto ad andare cosi’ piano? E finchè me lo chiedo vedo che dopo il via ci sono delle transenne per incanalare i corridori e non riesco a capire cosa servono le 5 file se siamo cosi’ in pochi…..

Passo il traguardo… faccio 3/4 passi e mi incanalo anch’io, metto inconsapevolmente le mani sulle transenne ed ecco che mi cedono le gambe….. caspita adesso capisco a cosa servono le transenne, a tenere in piedi quelli distrutti come me….. arrivo dalle sorridenti hostess che mi consegnano … medaglia e lenzuolino lucido sponsorizzato che mi fa sentire come quelli in tv….. devo consegnare il chip e mi avvicino agli incaricati che vedo tolgono direttamente dalle scarpe dei corridori l’aggeggio e io penso…. Ma siamo matti? Vuoi che non riesca neanche a piegarmi per toglierlo da solo? ESATTO! Neanche a piegarsi e allora facciamo finta di niente, aspetto che me lo tolga la bellissima ragazza mora che a quel punto sembra un miraggio… ed ecco il cognato che mi viene incontro, che mi dice…… “non te rivavi più! Ho fatto in tempo a fare la doccia cambiarmi e andare al bar……”

Io invece cammino fino a dove mi riconsegnano la borsa, mi appoggio al muro per rivestirmi… i pantaloni non riesco ad indossarli se non dopo vari ed innumerevoli tentativi…. Che goffo che sono… non riesco a piegare le gambe ed i tendini? Rigidi e corti… ed ecco il dramma: il traghetto!

C’è un piccolo scalino per salire sopra e come faccio? Alla fine con astuzia… in retromarcia…. Appena dentro mi fermo subito tenendomi disperatamente al primo sostegno…….

Quando il traghetto arriva al tronchetto si scende in retromarcia… dolore fortissimo…. E 200 metri fino al pulman in circa 5’ trascinandomi come un reduce di guerra…. Con le numerose ferite… di guerra appunto… e voila’ la sorpresa! Chi ha inventato il pulman con tutti questi scalini per salire?

Chi se frega. Mi siedo sul secondo e tirando su i piedi mi risiedo su quello sopra e cosi’ salgo…. Ci sono riuscito e trovo una sedia libera…. E’ finita? No! Finisce a Stra con lo strazio della discesa fatta sorreggendomi tutto sulle braccia e via fino alla macchina….

Arrivo finalmente a casa e adesso è veramente finita sono le ore 18,00, cena e doccia prima di dormire… dormire? Chi dorme con tutti questi dolori…..

Ma…. il giorno dopo al lavoro…. neanche capace di camminare, ma….. TA…..TAN… alla gente che ti chiede “Cos’hai?” Si sorride come dei cretini e si tira fuori la medaglia bronzea con su scritto VENICE 97 e si gode…. come dei ricci….. perche’ ti senti comunque un Finisher ed e’ questo quello che conta….

Paolo Savegnago

08:54 in Amici dell'Atletica da Nicola Gemo

Vorremmo sempre scrivere interventi scherzosi sui forum, vorremmo sempre scrivere dei risultati di atleti della provincia, siano essi giovani o meno, ma riteniamo giusto ricordare anche in questa sede chi all’atletica del vicentino ha dato tanto.
Chi ha contribuito ad accompagnare tanti giovani nel loro percorso sportivo assicurandone la dirigenza di una società sportiva che stava crescendo e cambiando.

Vogliamo ricordare pertanto Paolo Savegnago, arzignanese che prima nell’Atletica Arzignano, poi  dirigente e presidente della Idealux Atletica Vicentina, con grande passione ed impegno ha guidato per anni le sorti di quella societa’ alla cui maglia molti di noi sono particolarmente legati per averla spesso indossata. 
In quel periodo ha gestito la transizione fra la precedente Idealux Atletica Palladio, dalle mai dimenticate casacche grigio-gialle, all’attuale A.V. 

Da parte nostra un grazie di cuore.

Fratelli Maratoneti – un Vicentino a New York

19:40 in Amici dell'Atletica da Nicola Gemo

Sono i fratelli Vivian.

Matteo, Davide ed Enrico, hanno corso tutti 3 a N.Y. lo scorso week end.

I tempi ? Assolutamente invidiabili. Matteo 3h01’33″, Davide 3h30’15″……….Enrico stratosferico 2h 28′ 22″. Come faccia ad andare sempre così forte non ne abbiamo idea. Certo è che il 35^ posto assoluto la dice lunga sulla grandezza del risultato.

Enrico ci ha mandato un breve scritto che sintetizza, ovviamente solo in minima parte, le emozioni che ha provato. Ci piace pubblicarlo integralmente. Complimenti ancora a tutti 3 ed in particolare ad Enrico. Spiegaci come si fa ad andare così forte. Ciao

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“È una splendida giornata di sole e di vento a cavallo di due perturbazioni bagnate che avrebbero potuto infierire sui 45’350 partenti dal ponte di Verrazano e lungo il percorso che si snoda fra i 5 quartieri della città di New York. È la terza volta che corro su queste strade affollate e stavolta voglio distribuire al meglio le energie sui saliscendi di un percorso molto esigente.

Mi sento pronto ad affrontare le incognite della gara perché allenamenti e gare negli ultimi mesi sono andati bene, anche il dolore alla caviglia sinistra si è quietato. Sono nell’area riservata e la presenza di tanti campioni mi tranquillizza più che agitarmi. Sono con Orlando PIZZOLATO e ci confrontiamo per le ultime decisioni su quanto vestirsi. Di fianco a me c’è l’ultimo vincitore Meb KEFLEZIGHI e mi stupisce la sua disponibilità. Davanti a me c’è quel monumento di Haile GEBRSELASSIE circondato dai suoi scudieri, anche dal futuro vincitore Gebre GEBRAMARIAM. È gentile con tutti, come sempre, e non lascia trasparire il dramma che sta per vivere in quella che potrebbe essere l’ultima gara della sua carriera. In mezzo ai grandi attori dello show mi sento davvero piccolo. Mezz’ora prima della gara siamo accompagnati sul lato superiore sinistro del ponte, zona arancio. Ora sento in pieno le raffiche di vento. I top sono sul lato superiore destro, zona blu. Si riempie anche la carreggiata inferiore sinistra, zona verde. Fra poco il ponte comincerà a ballare sotto i nostri piedi. Puntualmente lo speaker innesca la sequenza: presentazione degli atleti, inno nazionale, colpo di cannone … via alla wave 1! Stavolta non mi faccio fregare dalla gobba del ponte. La rampa al 3-4% è ancora più aspra sferzata dal vento. L’adrenalina potrebbe compensare le difficoltà, ma è meglio diluirla lungo le 2 ore e mezza che mi aspettano. Scelgo la compagnia di un gruppo prudente che sulla spinta del grande tifo di Brooklyn si riporta sotto ai più baldanzosi che si sono rinfrescati le idee nella tramontana. So che il ritmo è quello giusto, guardo poco il crono e bevo molto per evitare la disidratazione che mi ha già attanagliato i muscoli 3 anni fa. Sei talmente asciutto che non ti sembra di sudare e quando arriva la sete è troppo tardi. Al miglio 8 le 6 corsie diventano 2, il pubblico si fa più vicino, il volume della musica si alza e il sostegno si rinforza. Come si fa a rallentare? Solo il quartiere ebreo snobba la festa e approfitto del silenzio per ascoltarmi. Mi accorgo che le miglia sotto i piedi passano come i grani del rosario fra le dita, tanto veloci quanto sei concentrato. Intanto il gruppo si assottiglia, qualcuno ci mette qualcosa in più per riagganciarne un altro nella zona mediana fino al ponte di Queensboro, altra rampa bestiale. Preferisco continuare col mio ritmo, anche se questo vorrà dire affrontare da solo la First Avenue controvento. Per 4 miglia guardo quasi invidioso il gruppo di fronte, quanto comodo ci starei nel mezzo. Nel frattempo mi godo il tifo delle decine di migliaia di persone che mi chiamano per nome. La fatica aumenta per tutti, ma le vere crisi cominciano nel Bronx, verso i 30km. Un anno dopo le parti si invertono, da preda divento cacciatore, pur rallentando anch’io, perfettamente conscio che è ancora molto molto dura. In Fifth Avenue vedo allungarsi la fila di atleti in difficoltà, quando la salita fa dilatare i tempi prima di entrare in Central Park, dove aumenta il sostegno della folla, quasi assordante. Lo gusto senza distrarmi per non perdere il controllo dell’assetto, perché le ondulazioni favoriscono l’innesco dei crampi. Ormai la mente galleggia nella fatica e le cosce piangono soprattutto in discesa.

NYC 2010 - 40 km

Ho nel mirino l’ultimo atleta agganciabile, uno svedese, che sorpasso al miglio 26, poi ultima salita verso la gioia dell’arrivo. Qui la festa è per tutti: per i 34 che mi hanno sopravanzato, come per gli altri 44’794 che mi seguiranno. “You’re a finisher” e puoi mostrare ovunque la medaglia per raccogliere un “congratulations” accompagnato dal sorriso, come recita anche la mail ufficiale dell’organizzazione arrivata la sera stessa “you are one of our 44’829 ING New York City Marathon 2010 champions! Congratulations on doing everything it took to succeed—from training for months to executing yesterday. Your official finishing time was 2:28:22”. Adesso la festa continua per le vie della città e alla sera a cena per condividere l’esperienza con gli amici. Domani ci sarà ancora tempo per discutere nel viaggio di ritorno. Intanto è già cominciato il conto alla rovescia per la prossima maratona … 17 aprile 2011 a Londra.”  Enrico Vivian.

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